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Dialogo tra il Padre celeste e un figlio peccatore

Saronno - Primavera 2002

Fin dalla tua infanzia ti ho amato, come amo ogni mia creatura che mando nel mondo e, come un padre fa grandi progetti per un figlio che nasce, anch’io faccio grandi progetti sulla vita che si forma nel grembo di ogni donna. La cosa che più mi sta a cuore è: questo figlio che nasce mi amerà? Sarà in grado di dimostrare che si può amare il proprio Dio senza condizione? Il mio unico Figlio ha saputo dimostrare al mondo intero che si può donare se stessi solo ed esclusivamente per amore verso di me e verso ogni essere umano; questo mio Figlio è Gesù.
Di te mi chiedevo: come posso essere certo che mi ama?
Nel mio grande amore non avevo dubbi, come non ho dubbi su ogni essere che nasce: sono certo che mi amerà!
Ma tu, Satana, che un tempo eri mio figlio, ma ora sei “figlio della distruzione”, continui a insinuare e a mettere in dubbio i motivi dell’amore dei miei figli. Tu, essere scellerato, hai perfino tentato il mio unico Figlio, quel Gesù che volevi tuo schiavo, ma egli ha dimostrato a tutto l’universo che tu sei un bugiardo, e il suo regno di giustizia ridarà all’umanità tutta la libertà dei figli di Dio.
Ma per quanto riguarda te, figliolo mio: come potevo dimostrare che veramente mi amavi? Solo facendoti tentare da colui che usa il male per distruggere le mie creature. Nella sua pazzia non si rende conto che ciò che è male io posso santificarlo; la sofferenza che causa, io la posso trasformare in strumento di santità. Nel caso di mio Figlio, il morso al calcagno è stato strumento di redenzione perché, proprio quel calcagno, lo sconfiggerà [Satana]. Come un padre è vicino a un figlio ammalato, lo tiene per mano, lo accarezza, gli asciuga il sudore e soffre con lui, io ero vicino a te e aspettavo. E tu, giorno per giorno, mi meravigliavi: quando veniva distrutta ogni traccia di innocenza e calpestato ogni tuo diritto alla dignità umana, tu mi sorridevi. Sebbene in te fosse presente il peccato, come è presente in ogni essere umano, mi chiedevo: se la causa del peccato sta distruggendo ogni angolo di questa mia creatura, perché il suo cuore no? Perché il suo cuore cresce sempre di più? Perché tu, Satana, non riesci a strappare questo cuore?
Il tempo passava e tu, figlio mio, crescevi, e io lasciavo che tu venissi tentato da ciò che di più meschino esiste al mondo. Mi preoccupavo: come può questo figlio assaggiare il veleno del mondo e non esserne avvelenato? E tu, dopo aver assaggiato, vomitavi tale sporcizia e venivi a buttarti tra le mie braccia.
Ma ora basta! Hai dato prova di essere un mio figlio fedele, riconosco in te la mia impronta...
Ma, forse, se fosse tentato nel corpo, non potrebbe vacillare? Allora il Serpente ha infilzato i suoi denti aguzzi.
La mia apprensione era grande, ma tu tra le urla di dolore invocavi il tuo Padre celeste, lo chiamavi al tuo capezzale, non per essere liberato dal dolore, ma per stringermi la mano.
Allora mi chiedevo: come posso rimediare al male che il Nemico del mio amore ha fatto? Come potevo mostrarti tutto il mio amore? Volevo ricompensarti perché, nel tuo piccolo, hai partecipato alla diffusione del regno di Cristo basato sull’amore.
Nei tuoi occhi lucenti di lacrime scorgevo un desiderio immenso, la voglia di amare, la voglia di donarti agli altri. Il mio cuore batteva perché non riuscivo a contenere il mio affetto. Satana era ormai lontano, anche se era pronto per ripropormi altre avversità. Il mio cuore non poteva più sopportare, ma tu mi ripetevi: “ho promesso di donarmi anche nella sofferenza, purché serva alla santificazione del tuo Nome”.
Allora ho pensato: non c’è cosa più bella che regalargli una madre. Nei tuoi occhi tristi ci fu una scintilla di luce che esprimeva il tuo grande grazie. Ti donai la Madre di mio Figlio; al suo grande amore lui affidò tutta l’umanità. Tu mi hai stupito e stordito quando, nel profondo del tuo cuore, vidi una luce a me familiare, una grande luce che racchiudeva i colori che circondano il mio trono di gloria.
La tua risposta al mio sguardo di Padre incuriosito fu: “la Madre di tuo Figlio io l’ho sempre amata! Ha guidato il mio cammino, con lei non ho sentito la mancanza di una madre perché in lei c’è tutta la pienezza di grazie”. Non potevo che gioire, e pensare: non posso più rammaricarmi di aver creato l’uomo, perché, sebbene il peccato avesse distrutto la perfezione nelle mie creature, grazie al sacrificio di mio Figlio, morto sulla croce, l’uomo è stato riscattato e ritornerà ad essere in armonia col mio amore. Ma a te, figlio mio, cosa posso dare?
Allora aspettai una tua risposta, ma tutto fu immerso in un grande silenzio; un silenzio che io riconosco essere silenzio di amore e adorazione. Ti ripetevo: cosa posso fare per te, figlio mio? Dal tuo cuore usciva un profumo soave a me gradito, simile al profumo d’incenso.
Allora mi sono ritirato nei cieli, mi sono seduto al centro del mio trono, mi sono stretto alle due Persone simili a me, abbiamo formato quell'unità perfetta che permette a tutto l’universo di esistere e abbiamo assaporato la tua adorazione.

 


 

Questo bellissimo messaggio, ricco di immagini altamente spirituali espresse in un linguaggio mistico, fu ricevuto da Giulio circa tre anni prima dell'inizio delle apparizioni di Mazzo. È un testo che aiuta a percepire qualcosa di più sulla profondità dell’esperienza spirituale di Giulio. Quando fu trasmesso, Giulio udì semplicemente una voce maschile che parlava, senza vedere alcuna immagine.
Fin da piccolo, aveva vissuto l’esperienza del mondo soprannaturale: spesso si svegliava di notte completamente legato con le lenzuola intrecciate in tanti minuscoli nodi. La visione di persone decedute, la manifestazione di angeli e, a volte di demoni, erano all’ordine del giorno. Frequente era anche la visione di Gesù che si materializzava al momento della consacrazione del pane e del vino durante la Messa.
Più rare, in questo primo periodo, le manifestazioni della Vergine, mentre quasi giornaliere erano quelle dei tre Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele. Inizialmente si manifestavano presso la chiesetta di San Giovanni Battista che sorge a Campagna, in Corso Umberto I, proprio di fronte alla casa in cui Giulio è nato e abitava da piccolo.
Si presentavano vestiti con una lunga tunica color nocciola chiaro, per cui, inizialmente, Giulio pensava che fossero tre preti. Solo col passare del tempo capì chi erano veramente questi tre personaggi.
In seguito, cominciarono ad apparirgli in casa il mattino presto: due si fermavano un po’ più indietro, mentre uno, a turno, si avvicinava al letto per dare un insegnamento. Parlava solo quello più vicino, mentre gli altri due osservavano in silenzio. Gli argomenti erano sempre di natura spirituale e riguardavano il significato profondo dei vari aspetti della fede e della vita quotidiana. Fin verso i sei, sette anni, Giulio era convinto che tutto ciò fosse normale e che tutte le persone vivessero simili esperienze.
In merito al presente messaggio, si tenga presente che Giulio ha sempre affermato di percepire la figura del Padre come quella più “umana” e a lui vicina tra le tre Persone della Santissima Trinità. Il rapporto col Padre è sempre stato per lui particolarmente intimo e “familiare”. Questo messaggio inizia parlando dei grandi progetti che Dio fa su ogni creatura che manda nel mondo, sulla sua preoccupazione di capire se questa creatura lo amerà e se sarà in grado di farlo non per vile interesse, ma per un amore incondizionato. A questi sentimenti di amore paterno si contrappone la grande perfidia di Satana che, come nel caso di Giobbe, compie una duplice nefasta opera: scredita l’autenticità dell’amore degli uomini verso Dio e sfigura l’immagine di Dio agli occhi degli uomini, accusandolo di essere la causa prima di tutta la sofferenza che c’è nel mondo!
In due occasioni, Dio chiese a Giulio di scegliere tra un percorso di vita spirituale “normale” e uno contrassegnato da una particolare esperienza della sofferenza. Questa proposta gli fu presentata dai tre angeli: una prima volta quando aveva circa cinque anni, nella chiesetta di San Giovanni Battista a Campagna; la seconda volta verso i quattordici anni, a Meda. La proposta fu presentata sotto forma di due corone di fiori: una rossa, indicante la “via della sofferenza”, e una bianca, indicante la “via di una vita normale”. Giulio, dopo un attimo, le prese entrambe.
Questa scelta, nelle varie fasi della vita, lo ha portato a misurarsi con prove, difficoltà e sofferenze di ogni tipo. Alla luce del presente messaggio, si comprende come queste difficoltà e sofferenze fossero espressioni della sfida che il demonio continuamente rivolgeva a Dio nei riguardi di Giulio. La parte finale del messaggio parla del dono di Maria come Madre per Giulio, dono pienamente compiutosi con l’inizio delle apparizioni di Mazzo.
Straordinariamente profonda e bella la conclusione del messaggio che, in un crescendo mistico di grande intensità, descrive l’unità perfetta delle tre Persone divine - che permette all'universo di esistere -, mentre assaporano l’adorazione di un cuore colmo di amore che sale al trono di Dio come profumo d’incenso.