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Introduzione

(di Angelo Ansalone - Presidente dell’Associazione Sposa di Sion)

Nell'avvicinarmi a questa vicenda sento la necessità di “togliermi i calzari”, perché so di stare per addentrarmi in un “luogo santo”.
Sono uno dei fondatori dell'Associazione Sposa di Sion e provengo da un'esperienza di fede assai lontana dalla tradizionale devozione mariana. Per intenderci, per me la recita del Rosario era riservata giusto ai funerali e le espressioni tipiche della pietà mariana erano percepite come un residuo devozionale di altre epoche della Chiesa.
Fin da ragazzo ero rimasto affascinato dalla profondità dei racconti biblici, perciò mi ero dedicato con passione allo studio della Parola di Dio presente e viva nelle Sacre Scritture ebraico-cristiane.
Quest'esperienza, vissuta con assiduità dapprima alla scuola della Missione Operaia Santi Pietro e Paolo, fondata dal domenicano padre J. Loew (uno dei primi preti operai francesi, scaricatore di porto ed evangelizzatore nei cantieri navali di Marsiglia negli anni Quaranta), e poi a Milano, alla scuola del cardinale C. M. Martini, mi aveva vaccinato da atteggiamenti fideistici e superstiziosi.
Ben volentieri avrei sottoscritto, e tuttora lo farei, quanto affermato da don Angelo Casati, parroco emerito di San Giovanni in Laterano a Milano, nel libretto intitolato Il pane è per tutti, pubblicato nella Collana Germogli:

“In una stagione ecclesiale in cui assistiamo al rinascere di forme religiose sconfinanti in superstizioni e idolatria, stagione segnata dal prurito di segni prodigiosi, la Parola di Dio con la sua lucentezza ci porta al largo dalle secche di questo debole approccio alla fede. La nostra non è religione di visionari, ma di donne e uomini in ascolto della Parola: Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”.

Nella Parola di Dio, la Madre di Gesù è l'icona d'Israele e della Chiesa nascente, e il suo volto è contemplato sullo sfondo e in continuità con quello delle altre “Madri d'Israele” (Sara, Rebecca, Rachele, Lia) e protagoniste della Prima Alleanza: Mirjam, Debora, Giaele, Giuditta, Ester, Anna, Rut, la madre dei sette fratelli di 2Mac 7, l’amata del Cantico, eccetera.
Ma anche il Nuovo Testamento presenta Mirjam di Nazaret, come una personificazione della “bat Zijjon”, la “figlia di Sion”, depositaria di importanti profezie messianiche.
Dunque, Maria di Nazaret, la “figlia d'Israele”, “Madre della Chiesa Madre di Gerusalemme”, non è “solo” la Madre del Messia, come se questo evento avesse, di per sé, esaurito il suo compito, ma è la sua principale collaboratrice nel piano di salvezza di Dio.
Questo ruolo spiega la costante presenza di Maria nella storia della Chiesa, in perfetta sintonia con l'azione dello Spirito Santo che continua a soffiare e sospingere la Chiesa nella direzione indicata da Gesù. È questo il significato del messaggio del 2 febbraio 2007:
Vengo a voi sulle ali dello Spirito Santo e vi porto il sorriso di mio Figlio Gesù”. Maria è un’espressione dell'azione dello Spirito Santo nel tempo della Chiesa, “un raggio della sua luce, mandato nel mondo per illuminare e far brillare la Parola di Gesù” (mess. 3 marzo 2007).
Questa premessa vorrebbe essere un cordiale invito, rivolto soprattutto a preti e laici “impegnati”, a non fermarsi al sottotitolo di questo libro, Le apparizioni e i messaggi di Maria Sposa della Famiglia, per poi mandare tutto il resto all'inceneritore di Figino, in nome di una fede moderna e razionale, fondata su un approccio storico-critico alle Sacre Scritture.
È noto come un certo scetticismo, diffuso a tutti i livelli della realtà ecclesiale, tenda a mettere in discussione, sottovalutare e persino deridere, il significato e il valore di qualsiasi esperienza soprannaturale, incluse quelle formalmente riconosciute dalla Chiesa.
Molto spesso, paradossalmente, ciò avviene proprio in nome della Parola di Dio, quando sono proprio le Sacre Scritture ad attestare il significato permanente di queste esperienze.
Infatti le pagine del Primo e del Nuovo Testamento sono ricolme di narrazioni di eventi soprannaturali: segni nella natura, apparizioni di angeli, teofanie, presenze demoniache, visioni profetiche, viaggi “in spirito”, manifestazioni ultraterrene, sogni rivelatori, eccetera.
Una visione razionalista e materialista della fede vorrebbe annullare tutto ciò mediante una sistematica opera di “demitizzazione” della storia sacra, in pratica un azzeramento di tutta la dimensione soprannaturale della Rivelazione.

Rotolo della Sacra Scrittura

Nel suo libro su Gesù di Nazaret, papa Benedetto XVI, dopo aver trattato del valore indiscutibile, ma anche dei limiti del metodo storico-critico nell'esegesi biblica, parlando dei danni che si possono fare in questo ambito, giunge ad affermare:

“I peggiori libri distruttori della figura di Gesù, smantellatori della fede, sono stati intessuti con presunti risultati dell'esegesi. Oggi la Bibbia viene assoggettata da molti al criterio della cosiddetta visione moderna del mondo, il cui dogma fondamentale è che Dio non può affatto agire nella storia - che dunque tutto ciò che riguarda Dio deve essere collocato nell'ambito del soggettivo.
Allora la Bibbia non parla più di Dio, del Dio vivente, ma parliamo solo noi stessi e decidiamo che cosa Dio può fare e che cosa vogliamo o dobbiamo fare noi”.
(Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2007, p. 58)

Il risultato è un profondo vuoto di spiritualità, in cui non si capisce più se, e perché, continuare a credere nella presenza reale di Cristo nell'Eucaristia o demitizzare anche quella, in una visione della Chiesa in cui i ministri ordinati rischiano di venire sempre più assimilati a funzionari ed amministratori ecclesiali.
Il problema del giusto atteggiamento nei confronti di queste esperienze è, dunque, tutt'altro che banale, soprattutto per i pastori che portano il peso e la responsabilità delle comunità.
Questa sorta di scetticismo preconcetto dipende anche dal moltiplicarsi di false manifestazioni e messaggi soprannaturali. È il caso, ad esempio, del proliferare, davvero debordante, dei cosiddetti fenomeni di “locuzione interiore” che, spesso, lasciano veramente perplessi sia nei toni che nei contenuti.
Acutamente, il cardinale Martini sottolineò come la ripetitività e la poca incisività di tante locuzioni interiori e messaggi, a differenza del linguaggio biblico sempre ricco, pregnante e stimolante, sia uno dei primi elementi da considerare nella valutazione del valore di queste esperienze. In più occasioni, indicò anche i rischi a livello spirituale e pastorale connessi a certi approcci.
Ad esempio, nella raccolta di meditazioni intitolata Il Vangelo di Maria (Ancora, Milano, 2008, pp. 130-131), leggiamo: “Parlo del pericolo di favorire una fede poco pura, che pretende segni tangibili, che non parte dall'ascolto della fede, ma crede solo dopo aver visto. E la diminuzione della fede è un gravissimo danno per la comunità cristiana. Si rischia di creare generazioni di persone attente e sempre pronte a spostarsi in macchina o in pullman da un luogo all'altro per captare un messaggio, per conoscere un veggente o una veggente, per assistere a manifestazioni carismatiche o a esorcismi. Il pericolo è quello di una fede morbosa, superstiziosa, estenuante, che svigorisce la semplicità e l'umiltà di quella fede neotestamentaria che si esprime certamente nel sensibile, però sulla base di un'adesione profonda e totale alla Parola, non nella ricerca affannosa di segni molto spesso ambigui”.
Non si può non condividere queste parole del cardinale Martini, constatando l'attuale grande diffusione di vere e proprie forme di turismo spirituale.
Questa proliferazione di false manifestazioni soprannaturali è, a volte, espressione di particolari forme patologiche o di infatuazione, e talora di illusione psichica; in altri casi si tratta di banali speculazioni a fine di lucro. A volte, però, sembrerebbe trattarsi di autentici “falsi d'autore”, da cui aveva già messo in guardia l'apostolo Paolo quando affermò che “Satana si traveste da angelo di luce” (2Cor 11,14).
Parlare di Satana, spesso, fa sorridere, dal momento che il soggetto “diavolo”, inteso come “male personificato”, è stato da tempo mandato in pensione dal lavoro di tanti eminenti teologi come Herbert Haag e Hans Kung. Però, nell'esperienza quotidiana di tanti ammalati nel corpo e nello spirito, degli afflitti e dei vessati, delle famiglie disperate e delle comunità devastate dallo spirito di divisione, la presenza di questo oscuro personaggio continua a manifestarsi forte e spietata.
Egli continua ad infierire sugli uomini e sul progetto di Dio al fine di vanificare i frutti dell’opera di Cristo e fargli trovare, al suo “ritorno glorioso”, un'umanità annientata da guerre e mali di ogni sorta, su una terra devastata e contaminata.
Anche il silenzio di molti uomini di cultura e di Chiesa sulla realtà del demoniaco sembra un segno del disagio ad integrare le antiche conoscenze della tradizione giudaico-cristiana con una moderna visione di fede e di ragione.
In realtà, l’esperienza della dimensione soprannaturale fa parte della normale vita della Chiesa, e la diffusione di tante false manifestazioni non è un buon motivo per escludere, a priori, una delle espressioni tipiche dell’azione dello Spirito Santo: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1Ts 5,19). Quest’esortazione dell'apostolo Paolo alla comunità di Tessalonica, spiega molto bene come ci si deve comportare a riguardo delle “manifestazioni dello Spirito”, particolarmente diffuse sia nel ministero dell’Apostolo che nella vita delle comunità da lui fondate. In linea con questa antica tradizione, le apparizioni e i messaggi oggetto di questo libro non sono presentati come “fenomeni straordinari”, ma come espressioni normali della vita della Chiesa, da esaminare con gli occhi della fede e discernimento spirituale, senza morbosità e fanatismo né indifferenza e scetticismo.
La storia della Chiesa è ricolma di valori e pratiche spirituali introdotte in seguito a “rivelazioni particolari”. Si consideri, ad esempio, l'usanza di segnarsi col segno della croce che nei primi secoli le comunità cristiane non conoscevano né praticavano.
Fu a seguito della “rivelazione privata” dell'ottobre 312 all'imperatore Costantino, prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, che fu introdotto l'uso di questo simbolo, che diverrà poi comune a tutta la cristianità.
Con chiarezza il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 67 spiega il significato, il valore e i limiti di queste rivelazioni private:
«Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa».
Karl Rahner chiarì che se da un lato non esiste alcun obbligo per i fedeli di credere a una rivelazione privata, anche se formalmente riconosciuta dalla Chiesa, dall'altro va compreso il grande valore che queste rivelazioni, se autentiche, hanno per la vita stessa della Chiesa.
Nel suo libro su visioni e profezie leggiamo:

“Le rivelazioni private (o particolari) non possono essere messe sullo stesso piano della Rivelazione fondatrice divina data dal Cristo, riportata nella Scrittura e trasmessa dalla tradizione della Chiesa. Esse non sono nemmeno superflue ripetizioni celesti di tale Rivelazione pubblica [...]. Le rivelazioni private sono nella loro natura un imperativo di condotta, un comando, di come dovrebbe agire la cristianità di fronte a una determinata situazione storica. Non sono delle nuove enunciazioni che ci vengono offerte dal soprannaturale, ma un nuovo comando”.
(K. Rahner, Visioni e profezie. Mistica ed esperienza della trascendenza. Introduzione di Gianni Colzani. Vita e pensiero, Milano 1995, pp. 50-52)

 In altre parole, secondo il noto teologo tedesco, le rivelazioni private, se autentiche, non sono per nulla qualcosa di superfluo, ma hanno un significato insostituibile nella vita della Chiesa, un significato “profetico” che va compreso alla luce della teologia dei doni dello Spirito. Tali doni, secondo gli insegnamenti del concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 12), vanno accolti con “gratitudine e consolazione”.
Occorrerebbe quindi rifarsi alla “tradizione profetica” per discernere l'autenticità o meno di certe manifestazioni e per comprenderne il significato. Infatti che sia la Vergine, un angelo o un santo a manifestarsi, è sempre Dio che “nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla comunione con sé” (Dei Verbum, 2); e se è Dio che parla, non è mai per dire qualcosa di insignificante o di superfluo, poiché è lo stesso Dio che ha parlato nelle Sacre Scritture.
Quando, ad esempio, la Santa Vergine chiese la Consacrazione della Russia per scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale, molti non compresero il senso di questa richiesta, eppure il Portogallo, unica nazione che fece questa Consacrazione, non venne coinvolto dal conflitto. Allo stesso modo, attualmente, la Santa Vergine chiede la Consacrazione delle terre mediorientali e, nuovamente, questa richiesta non viene capita. Non cogliere il significato profetico delle sue parole assomiglia all’errore fatto da Naamàn il siro (2Re 5).
Naamàn era un uomo valoroso, comandante dell’esercito arameo. Ammalato di lebbra, era giunto in Israele alla ricerca del profeta di Samaria. Sperava in una guarigione miracolosa, ma rimase deluso e scandalizzato dalla semplicità dell’indicazione terapeutica datagli dal profeta Eliseo: “Va', bagnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato” (2Re 5,10). Lui pensava a chissà quali preghiere e gesti taumaturgici da parte del profeta, per cui si sdegnò e se ne andò via adirato perché gli pareva tutto troppo semplice, pensò che il profeta lo stesse prendendo in giro! Poi decise di seguire il consiglio dei suoi servitori che gli suggerivano di provare: scese sette volte nel Giordano e guarì.
Naamàn non aveva capito quello che, spesso, non capiamo nemmeno noi: Dio opera nella semplicità di gesti fondati sulla forza della fede. Tanto più grande è la fede tanto più semplice può essere il gesto che le fa da veicolo. Per cui, se Maria dice “Non ripetete l'errore che fu fatto quando chiesi la Consacrazione della Russia, ma fate la Consacrazione del Medio Oriente”, non varrebbe la pena di seguire il consiglio dei servi di Naamàn: «Se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bàgnati e sarai purificato”.» (2Re 5,13).
Se la Santa Vergine, “Regina dei profeti”, suggerisce un’iniziativa per il bene della Chiesa e dell’umanità, non varrebbe la pena di considerarne seriamente la fattibilità, per poi valutarne gli effetti?
Maria giunse perfino a indicare la possibilità di far mettere per iscritto, in anticipo, i frutti concreti, a livello internazionale, di una certa iniziativa per la pace in Medio Oriente, qualora ci fosse stata disponibilità a realizzarla. In casi del genere, non sarebbe espressione di buon senso la disponibilità a “mettere alla prova” simili ispirazioni?
L’apostolo Giovanni, nella sua Prima Lettera, raccomanda vivamente di farlo: “Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo” (1Gv 4,1).
Di fatto, come già all'epoca degli antichi profeti così oggi, tra l'entusiasmo acritico degli uni e lo scetticismo pregiudiziale degli altri, spesso i meglio disposti a “scendere in acqua sette volte” sono i semplici, i poveri e i peccatori pubblici, cioè quelle categorie di persone che non hanno nulla da perdere mettendoci la faccia.
A chi avrà la pazienza di leggere le pagine di questo libro, rivolgo il più cordiale invito ad esprimere francamente il proprio parere, cosa particolarmente gradita a fronte di valutazioni differenti dalle nostre, affinché, confermando o confutando, la verità di Dio emerga in tutta la sua luminosità.
Passiamo ora al racconto dei fatti sulla base della testimonianza di Giulio Ancona, per vent'anni missionario nazionale dei Testimoni di Geova, a lungo contestatore del “pagano e idolatra culto cattolico alla Madonna”, convertito, a caro prezzo, alla causa della Vergine Maria Sposa della Famiglia.

Mazzo di Rho: chiesa Maria Ausiliatrice

Dal 10 al 17 luglio 2005, la parrocchia Santa Croce di Mazzo, una frazione di Rho nella periferia ovest di Milano, in collaborazione con la sezione italiana dell'Apostolato di Fatima, promuoveva un'intensa settimana di spiritualità mariana ospitando, nella chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, una delle statue pellegrine della Madonna del Santuario di Fatima. Fin dal primo mattino, un via vai continuo di fedeli animava le giornate di preghiera in onore della Madre di Cristo.
È questo il contesto della prima apparizione di Maria col titolo di Sposa della Famiglia e dei primi due messaggi da lei comunicati a Giulio Ancona, erborista-naturopata di Saronno ed ex testimone di Geova, affinché fossero trasmessi ai responsabili della Chiesa locale.
Dal luglio 2005 ad oggi, sono avvenute 55 apparizioni della Santa Vergine, senza contare le innumerevoli esperienze personali di Giulio, ma solo quelle di immediata rilevanza ecclesiale. Sono avvenute anche due apparizioni di Gesù e due apparizioni dell’Arcangelo Michele.
Queste apparizioni sono sempre state accompagnate da un messaggio, tranne quella del 14 ottobre 2010 nella cappella di Mazzo, a cui seguì unicamente il segno di “cinque lacrime luminose” versate dalla Santa Vergine dall'alto dell'altare.
I messaggi sono sempre stati messi per iscritto, tranne quello rivolto ai membri dell'Associazione Sposa di Sion di Valle Guidino, in cui viene chiesto di edificare una cappella in onore di Maria Sposa della Famiglia in una precisa località del territorio comunale.
La Chiesa locale, fin dall'inizio informata, ha sempre seguito da vicino l'evolversi degli avvenimenti, con l'attenzione e la prudenza necessari per un’accurata opera di discernimento spirituale e pastorale. Conformemente agli accordi intercorsi coi responsabili della Chiesa ambrosiana, i messaggi sono sempre stati consegnati, in un primo momento e in forma riservata, al rappresentante della curia incaricato di seguire la vicenda. Solo in un secondo momento, col consenso dell’incaricato, i messaggi sono stati resi pubblici.
La stessa procedura è stata seguita per la pubblicazione del libro intitolato Vidi scendere la Sposa. Le apparizioni e i messaggi di Maria Sposa della Famiglia.
Dall’ottobre 2010 in poi, la curia di Milano non ha più ritenuto necessario visionare i messaggi prima della loro divulgazione.
Nel 2015 l’arcivescovo Angelo Scola ha incaricato don Franco Manzi, sacerdote milanese e noto biblista, specializzato nel campo della mariologia, di effettuare un esame approfondito dell’intera vicenda “Mazzo”. I risultati di questo lavoro sono stati consegnati da don Franco Manzi al cardinale Scola e al vicario generale di Milano, mons. Mario Delpini, nel gennaio 2016. Proprio in questi giorni (inizio giugno 2017) mons. Delpini ci ha informato dell’avvenuta costituzione di una commissione per operare un discernimento ecclesiale.
I messaggi di questa raccolta sono riportati in ordine cronologico.
In nessun caso si è trattato di “locuzioni interiori”, ma unicamente di messaggi ricevuti da un soggetto esterno a Giulio.
Essi sono stati comunicati mediante un linguaggio non espresso nella lingua italiana o in altro idioma conosciuto da Giulio, ma in una sorta di “linguaggio universale” comprendente in sé tutte le lingue e gli idiomi locali, espresso non solo mediante parole, ma anche con suoni, colori, sensazioni, immagini e profumi. Questa modalità di comunicazione risulta comprensibile a Giulio solo nel contesto delle apparizioni, mentre gli resta sconosciuta al di fuori di esse.
Nelle prime apparizioni la Santa Vergine si manifestava a Giulio nelle tipiche vesti della Madonna di Fatima; era, se così si può dire, come se la statua si animasse.
Dalla quarta apparizione, quella del 5 gennaio 2006, Maria cominciò a manifestarsi in veste di Sposa, così come è raffigurata nel quadro dipinto da Dario Redaelli, custodito nella cappella della chiesa Maria Ausiliatrice di Mazzo.
In queste apparizioni anche il colore della pelle di Maria è molto particolare e, secondo la spiegazione da lei stessa data a Giulio, racchiude in sé i colori di tutti i popoli della terra; è quindi un colorito che potremmo definire “universale”, come universale è il linguaggio impiegato in queste rivelazioni.
Alcuni di questi messaggi sono indirizzati a precise comunità o associazioni ecclesiali: la parrocchia di Mazzo, la diocesi di Novara, l'Associazione Sposa di Sion, le famiglie di Arese impegnate nel volontariato nei territori dell'ex Jugoslavia, eccetera. Altri sono destinati a categorie sociali o religiose più generali: le comunità dei figli di Abramo (ebrei, cristiani e musulmani), le famiglie, i presbiteri, le prostitute, le persone di orientamento omosessuale, eccetera, ma si tratta sempre di messaggi di valore universale.
Testimone oculare di questi fatti è Giulio Ancona nato l'11 aprile 1952 nel Comune di Campagna (Salerno) da Gioacchino Ancona e Maria Lanzetta. Il Comune di Campagna è noto per la vicenda degli ebrei che vi furono reclusi durante la Seconda guerra mondiale.
Un campo di internamento fu allestito nei locali di due ex conventi cittadini: quello domenicano di San Bartolomeo e quello degli Osservanti dell'Immacolata Concezione. Attivo dal 16 giugno 1940 all'8 settembre 1943, fu uno dei principali luoghi di confino predisposti dal governo fascista per i profughi ebrei presenti entro i confini nazionali al momento dell'entrata in guerra dell'Italia.
A Campagna furono inviati centinaia di ebrei stranieri che, caso forse unico, fraternizzarono con la popolazione locale a tal punto da poter godere di condizioni privilegiate di internamento: in determinate fasce orarie potevano girare liberamente per le vie dell'abitato ove venivano ben accolti nelle case; si ebbero persino alcuni matrimoni con ragazze campagnesi.
Per loro fu creata un'apposita biblioteca, un bollettino degli internati e persino una squadra di calcio; in San Bartolomeo venne allestita anche una piccola sinagoga. Tra gli internati c'erano anche professionisti, ad esempio medici, che prestavano gratuitamente le loro cure sia ai reclusi che alla popolazione locale. Ciò era proibito dalle disposizioni del regime fascista, ma le autorità amministrative della città occultavano questa situazione ai propri superiori. In particolare, due persone resero possibile tutto ciò: il vescovo della città mons. Giuseppe Maria Palatucci e suo nipote Giovanni Palatucci. Quest'ultimo era stato prima responsabile dell'Ufficio stranieri e poi questore della città di Fiume, dove operava affinché gli ebrei rastrellati fossero destinati a Campagna. Sapeva che lo zio vescovo si sarebbe preso cura di loro. Così facendo, riuscì a impedire la deportazione e la morte di circa cinquemila ebrei fra il 1940 e il 1943.
Dopo l'8 settembre 1943, mentre i tedeschi prelevavano i detenuti dei vari centri d'internamento per portarli nei campi di sterminio, gli ebrei di Campagna furono fatti fuggire fra le montagne e poterono così salvarsi. Quando ciò venne scoperto, Giovanni Palatucci fu deportato a Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945. Per tutto ciò, il Comune di Campagna è stato insignito della Medaglia d'oro al Merito Civile dalla Presidenza della Repubblica italiana e, presso lo Yad Vashem di Gerusalemme, è stata promossa un'iniziativa per l'attribuzione al Comune di Campagna del titolo di “Città dei Giusti”.

Ebrei internati a Campagna insieme ad alcuni carabinieri sulla scalinata del convento di San Bartolomeo

Immagini del Museo della Memoria di Campagna

Ricostruzione della sinagoga del centro d’internamento di Campagna

Da alcuni anni il complesso monumentale di San Bartolomeo è sede del Museo della Memoria di Campagna, corredato di suggestive ricostruzioni d’epoca mediante documenti video, pannelli fotografici e allestimenti di ambienti quotidiani, come la sinagoga degli internati.
Questo richiamo alla storia e alle operazioni di salvataggio degli ebrei di Campagna è molto significativo se messo in relazione con le rivelazioni ricevute da Giulio, originario di Campagna, sull'importanza di consacrare le terre dei figli di Abramo per evitare un nuovo Olocausto di portata mondiale. Probabilmente non è un caso se questa richiesta di Consacrazione del Medio Oriente sia stata rivolta in primo luogo proprio ad un papa di nazionalità tedesca.
Tornando alle origini di Giulio, va ricordato che, a causa delle precarie condizioni di vita di quel periodo, la famiglia Ancona alloggiava in una casa messa a disposizione da don Emilio Cubicciotti, parroco di Campagna in quegli anni.
Quarto dei sei figli di Gioacchino e Maria, Giulio è di temperamento molto vivace e si caccia sempre nei guai, da cui il fratello Leonardo deve continuamente tirarlo fuori. Fin da piccolo sente una forte attrazione per la dimensione religiosa, pur crescendo in una famiglia non praticante: gli altarini in casa, le candele, i fiori in chiesa, le visite agli anziani e l'aiuto ai più bisognosi sono all’ordine del giorno.
Ma è soprattutto l'esperienza del soprannaturale a caratterizzare i suoi primi anni di vita: spesso si sveglia di notte completamente legato con le lenzuola intrecciate in tanti minuscoli nodi. Ha visioni di persone morte (come la nonna materna deceduta prima della sua nascita), di angeli e demoni, di Gesù e di Maria. Parecchi personaggi della fede cristiana, di cui sente parlare in chiesa, li conosce per esperienza personale ed è convinto che tutti li vedano come li vede lui! Solo verso i sei, sette anni si rende conto che le cose non stanno esattamente così.
Queste continue manifestazioni del mondo soprannaturale gli causano incomprensioni e problemi di ogni genere, a cominciare dall'ambito familiare. Questa situazione crea in lui un forte senso di confusione e turbamento. Ne parla con don Emilio Cubicciotti, che gli consiglia di non raccontare più nulla a nessuno, ma di imparare a custodire queste esperienze dentro di sé, consiglio che Giulio ha seguito in maniera letterale fino all'età adulta.
Così descrive il ruolo dei tre Arcangeli (Michele, Gabriele e Raffaele) in quel periodo della sua vita: “Gli angeli mi insegnavano il significato delle Scritture e il valore della vita e delle cose. Ad esempio il valore della sofferenza, l'importanza di non perdere mai il senso della propria dignità, la capacità di dare valore a ogni cosa che succede, bella o brutta che sia, e soprattutto l'importanza di dare valore alla dignità degli altri. La situazione familiare era di estrema povertà, ma gli angeli mi invitavano a pensare che questa situazione, in sé allucinante, in realtà rappresentava una grande opportunità spirituale: vivere poveri come Gesù, senza lasciarsi abbattere dalla tristezza, offrendo a Dio le sofferenze del momento presente e dedicandosi ad aiutare il prossimo con più intensità”.

Meda: Giulio a dodici anni

A circa nove anni, Giulio si trasferisce con la famiglia a Lissone, in provincia di Milano, dove papà Gioacchino, col figlio Leonardo, ha trovato lavoro e casa. Dopo alcuni anni, la famiglia Ancona si sposta a Meda; Giulio ha circa dodici anni e le sue esperienze spirituali continuano come sempre, ma, ormai, non ne parla più con nessuno.

Giulio il giorno della Prima Comunione

Cresce in lui il desiderio di una vita religiosa e pensa anche al sacerdozio; perciò si reca a Rivoltella del Garda dai frati del Seminario di S. Antonio da Padova e vi rimane per i tre mesi delle vacanze estive per un periodo di discernimento vocazionale.
I genitori però non condividono l'idea che Giulio diventi prete, per cui gli impongono di ritornare a Meda per riprendere le normali occupazioni scolastiche e lavorative.
In questo periodo la famiglia trasloca di nuovo e dalla periferia si sposta nel centro di Meda; ciò consente a Giulio di iniziare a frequentare con assiduità la chiesa di Santa Maria Nascente e l'oratorio, dedicandosi anche all'assistenza degli anziani presso la Casa di riposo di Meda.
In seguito aderisce, per circa due anni, all'Associazione dei Milites Christi, fondata da Giuseppe Lazzati, ma di nascosto dai genitori che, una volta informati, gli impongono di rinunciare anche a questa nuova esperienza.
A circa diciannove anni, decide di entrare nella Congregazione dei Testimoni di Geova di Seregno, il primo gruppo religioso non cattolico che gli capita a tiro, sperando in questo modo di interrompere le continue manifestazioni del mondo soprannaturale e, nel 1971, riceve a Sesto San Giovanni il battesimo dei Testimoni di Geova.
A vent'anni si dichiara obiettore di coscienza al servizio militare e, inviato dapprima alla caserma di Fano, viene poi trasferito a quella di Falconara Marittima dove, dopo una serie di tentativi di convincerlo ad un ripensamento, lo mettono in cella di isolamento per dieci giorni. Sono i giorni del violento terremoto che colpì le Marche con epicentro Ancona e tutto il personale della caserma è talmente occupato a prestare soccorso ai terremotati che nessuno si ricorda più di Giulio rinchiuso in cella d'isolamento!
Segue il trasferimento, per sei mesi, al Carcere Militare di Forte Boccea di Roma, e il processo a La Spezia presso il Tribunale Militare della Marina. In seguito è richiamato e sottoposto a visita medica presso l'Ospedale Militare di Baggio dove, grazie all'intervento di un medico ebreo, viene definitivamente congedato. A questo punto, papà Gioacchino, non capendo e non sopportando più le scelte religiose e il comportamento di Giulio, lo mette nelle condizioni di doversene andare via da casa. Il 25 aprile 1974 parte per la Sardegna dove soggiorna, per circa un anno, in una baracca nella campagna del Comune di Sinnai, vivendo di piccoli lavori e di provvidenza da parte dei locali.
In seguito si sposta a Macomer, in una casa condivisa con un altro Testimone di Geova, presa a pigione con il contributo mensile di evangelizzatore. Durante un raduno dei Testimoni di Geova conosce Teresa, una giovane affiliata, che sposa pochi mesi dopo a Carbonia.
L'esperienza di Giulio coi Testimoni di Geova è caratterizzata da una notevole libertà d’iniziativa, derivante dal fatto che, per le sue riconosciute doti di evangelizzatore, per lo più viene inviato in luoghi lontani e difficili. Così, non dovendo rendere conto a nessuno del proprio operato, è libero di scegliere e sviluppare i suoi temi preferiti, quelli insegnatigli fin da piccolo dai tre Arcangeli: il senso profondo della vita, il significato e il valore della sofferenza, l'amore per Dio e per il prossimo, soprattutto per i più bisognosi, come segno e fondamento di ogni cammino veramente spirituale.
Dopo otto anni di missione in Sardegna, si trasferisce con Teresa dapprima in Liguria, poi nelle Marche e quindi in Emilia Romagna dove, oltre all'attività missionaria, si dedica allo studio delle tecniche erboristiche. Nel 1988 si stabilisce a Lentate sul Seveso e, in questo periodo, intraprende gli studi di Scienze erboristiche e Naturopatia a Lugano. Sempre più insofferente verso lo stile di vita e i contenuti dottrinali della Congregazione, nella primavera del 1991 esce dai Testimoni di Geova, nutrendo già da tempo nel suo animo il proposito di rientrare nella piena comunione della Chiesa Cattolica.
Dopo questo passo, si verifica un’immediata ripresa delle manifestazioni soprannaturali, in particolare riprendono le apparizioni dei tre Arcangeli, quasi completamente cessate nel ventennio geovista.
In una di esse, nell'aprile 1992, gli viene preannunciata la nascita di una figlia, dopo tanti anni di inutili tentativi, come dono per il suo rientro nella Chiesa Cattolica. Nell'aprile 1993 Teresa rimane incinta e, nel gennaio 1994, nasce Valentina, esattamente nei tempi indicati dai tre angeli. Da allora Giulio riprende gradatamente la sua partecipazione alla vita della Chiesa Cattolica, pur mantenendo un netto rifiuto verso le forme esteriori della devozione mariana, considerate ancora espressioni di una religiosità deviata e ispirata dal demonio.
Nel frattempo i tre angeli lo preparano agli eventi futuri, esortandolo a tenersi pronto per la missione che Dio sta per affidargli per il bene della Chiesa e dell'umanità, ma senza spiegargli di che cosa si tratti.
Dopo circa dieci anni di attesa, trascorsi lavorando come erborista-naturopata a Saronno e, anche in questa nuova veste, sempre dedito al servizio dei più sofferenti nel corpo e nello spirito, nel gennaio 2005 conosce Angelo Ansalone. In questo incontro, preannunciato dai tre angeli, riconosce il segnale che i tempi sono maturi per dare inizio alla missione affidatagli da Dio e comincia a porre le basi per la creazione di un'associazione fondata su cinque punti precisi:

  • l'amore per Dio;
  • l'amore per il prossimo;
  • l'amore per la Chiesa;
  • l'amore per le Sacre Scritture;
  • il ruolo e l'opera dello Spirito Santo.

Lo scritto che sviluppa questi cinque punti venne consegnato per conoscenza all'allora prevosto di Rho, don Gian Paolo Citterio, ed è datato 21 aprile 2005, tre mesi prima dell'inizio delle apparizioni di Maria a Mazzo di Rho.

Rho, Casa Magnaghi: 8 gennaio 2006 - Inaugurazione dell’Associazione Sposa di Sion

L'8 gennaio 2006 a Rho, presso Casa Magnaghi, venne pubblicamente inaugurata l'Associazione Sposa di Sion (inizialmente denominata Associazione Petra). In quell'occasione venne anche presentato il testo della Regola di vita dell’associazione che prevede, per chi lo desidera, la possibilità di un cammino di consacrazione a Dio mediante la pronuncia di sette Voti.

Voto di Servizio: esprime la ferma volontà di dedicarsi al servizio del prossimo e in particolare delle persone più bisognose, non solo in senso materiale, ma soprattutto in senso morale e spirituale.
Nel corso di questi primi undici anni, una particolare attenzione è stata dedicata agli ammalati nel corpo e nello spirito (tra questi ultimi ricordiamo l'attività di aiuto e accompagnamento spirituale per le vittime di mali malefici), alle donne che si prostituiscono e a quanti soffrono a causa del loro orientamento omosessuale, al sostegno spirituale dei coniugi e delle famiglie in difficoltà, ai separati, ai divorziati risposati, ai preti e ai consacrati in crisi e ai giovani alla ricerca di un senso e di valori su cui fondare la loro vita.

Voto di Veracità: esprime la ferma volontà di amare e servire la verità, bandendo il parlare doppio, l'intrigo, la finzione, la menzogna,  la maldicenza, la calunnia e il criticare alle spalle. È il Voto che suscita più difficoltà e resistenze.

Voto di Non-violenza: esprime la ferma volontà di non affliggere alcun essere umano e, se possibile, nessuna creatura vivente, e la determinazione a lottare contro ogni forma di sopruso e di violenza, in tutte le sue forme e modalità, a cominciare dallo spirito di superiorità, di arroganza, di possesso e di dominio che spesso abita nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità.

Voto di Castità: esprime il grande valore che diamo a questa dimensione essenziale della vita umana, indispensabile per un'esistenza limpida e gioiosa. Spesso viene confuso col Voto di celibato consacrato di preti e monaci, mentre è un impegno che riguarda ogni cristiano ed indica purezza di comportamento e di pensiero (Mt 5,27-28), come educazione all'autentica capacità di amare.
Fondato sulla sacralità della persona umana creata a immagine di Dio, ha grande valore per ogni età e stato di vita, inclusa quella matrimoniale.

Voto di Obbedienza: indica la ferma volontà di sottomettere la propria vita a Dio e alla sua Rivelazione, così come ci è trasmessa dalla Chiesa, in comunione col magistero del papa, in quanto pastore della Chiesa universale, e a quello dei vescovi, in quanto successori degli apostoli, a cui è stata affidata la cura di ogni Chiesa particolare.
In secondo luogo, indica la volontà di obbedire alle direttive dei responsabili dell'associazione, indicati dalla Vergine, a guida di questo movimento.

Voto di Sobrietà di vita: esprime l'impegno a vivere in modo semplice e sobrio, nella consapevolezza che accumulare ricchezze e vivere nel lusso, quando milioni di esseri umani soffrono a causa di un'estrema indigenza, è, secondo l'insegnamento costante della Rivelazione, dei Padri e della Dottrina sociale della Chiesa, un peccato grave contro Dio e contro l'umanità.

Voto di Testimonianza: esprime la volontà di dare, con la forza dello Spirito Santo, testimonianza della propria fede cristiana con semplicità, gioia, fermezza e amore. A questo riguardo, uno dei compiti affidati dalla Santa Vergine ai membri dell'associazione è quello di promuovere presso i figli del popolo ebraico e i fedeli islamici una più profonda conoscenza dell'opera di Gesù Cristo e di sua Madre Maria, a partire dal patrimonio spirituale che, in quanto figli di Abramo, abbiamo in comune con loro, senza anacronistici proselitismi, senza presunzione e senza complessi di inferiorità.

La durata dei Voti è annuale e, di norma, vengono rinnovati il 2 febbraio di ogni anno, nella Giornata Mondiale della Vita Consacrata.

Rho: processione annuale del 2 ottobre “In cammino con Maria”

La Preghiera di Consacrazione coi sette Voti

Dio Santo, Forte e Immortale, Giusto e Misericordioso,
poiché mi hai concesso la grazia di servire il tuo Regno
nell’Associazione Sposa di Sion, osservandone la Regola,
fa che non mi dimentichi mai delle mie promesse,
ma, con la grazia dello Spirito Santo,
il sostegno della Vergine Maria e di san Michele Arcangelo,
concedimi di avanzare nella direzione indicata dai sette Voti
di Servizio, Veracità, Non-violenza, Castità,
Obbedienza, Sobrietà di vita e Testimonianza.
Per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

Attualmente sono una quarantina i consacrati mediante i sette Voti, e il giorno 2 di ogni mese continua ad essere il fulcro delle attività dell'associazione, una giornata comunitaria e missionaria mensile, promossa come:

“Giornata di evangelizzazione e preghiera, a sostegno del ministero universale del papa, per l'unità e il rinnovamento della Chiesa nello spirito del concilio Vaticano II e per la promozione del dialogo interreligioso”.

Per la notevole affluenza di persone ammalate nel corpo e nello spirito, di coppie in difficoltà, genitori disperati, giovani in crisi, ragazze che si prostituiscono, eccetera, queste giornate, probabilmente, assomigliano molto a quello che papa Francesco intende con la famosa immagine della Chiesa “Ospedale da campo”.
Per quanto riguarda, invece, le iniziative per il dialogo interreligioso e la pace in Medio Oriente, un particolare molto interessante è emerso nel corso del viaggio in Israele del novembre 2010 quando, durante la visita alla chiesa degli Arcangeli, nel quartiere armeno di Gerusalemme, Giulio ha ricevuto un messaggio chiarificatore sul significato della forte presenza dei tre Arcangeli in Terra Santa: è voluta da Dio a causa dei gravi rischi per la pace mondiale connessi a questa regione. Essi operano affinché non accada l'irreparabile: l’estensione a livello internazionale del clima di tensione e violenza presente in Medio Oriente, col rischio di un nuovo conflitto mondiale.
Essi sono stati posti a capo di ognuna delle tre comunità religiose primogenite di Abramo, al fine di guidarle verso l'adempimento del piano di salvezza di Dio:

  • Gabriele a capo della cristianità che necessita di risvegliarsi dal torpore del sonno spirituale e riscoprire la forza del Vangelo di Cristo;
  • Michele a capo dell'islam per promuovere cammini di liberazione e di pace;
  • Raffaele a capo dei figli d'Israele per favorire percorsi di guarigione spirituale dalle ferite e traumi della storia, spesso inferte proprio dai figli della Chiesa nel nome di Gesù Cristo.

Diversi avvenimenti hanno caratterizzato il cammino dell'associazione in questo primo decennio di vita; se ne trova eco nei vari messaggi trasmessi nel corso degli anni e raccolti in questo libro. In particolare vanno sottolineati tre aspetti.

  1. Il sostegno al “piano per la pace in Medio Oriente” promosso da Maria. Le varie iniziative presso il Patriarcato Latino di Gerusalemme hanno permesso la realizzazione di passi importanti come l’Atto di Consacrazione dei figli di Abramo e delle terre e nazioni mediorientali, celebrato nella basilica del Getsemani domenica 3 aprile 2016, e la Settimana di preghiera, digiuno e iniziative per la pace in Medio Oriente del luglio 2016.
    Attualmente, questo “piano per la pace” prevede, per l’estate 2017, un percorso spirituale di quaranta giorni promosso a livello internazionale.
  2. Lo sviluppo della “dimensione profetica” nel cammino dell’Associazione Sposa di Sion. Questo è un punto che, insieme allo sviluppo della dimensione contemplativa, Maria ha sempre indicato come uno degli aspetti qualificanti l’esperienza futura dell’associazione. In che modo ciò avverrà per ora non è dato sapere, ma fin dal pellegrinaggio sul Monte Carmelo, nel maggio 2015, Maria ha chiesto di promuovere una “scuola dei profeti” basata sullo studio dell’esperienza profetica nella Bibbia e sulla sua sperimentazione pratica nel cammino dell’associazione.
    Questa esperienza del Monte Carmelo fu preceduta dalla celebrazione comunitaria delle “nozze spirituali” a Cana di Galilea tra i membri dell’Associazione Sposa di Sion e il Signore Gesù. Questo rito si rifaceva al simbolismo sponsale dell’Alleanza, frequente nel linguaggio profetico sia del Primo che del Nuovo Testamento. Non è sicuramente un caso che, nel quarto vangelo, il primo segno con cui Gesù “manifestò la sua gloria” sia stato l’acqua mutata in vino durante una festa di nozze a cui era presente anche Maria. Nella tradizione giudaica il vino è simbolo dell’era messianica, per cui le nozze di Cana, nella prospettiva dell’evangelista Giovanni, diventano il simbolo delle nozze messianiche tra il Messia-Sposo, rappresentato da Gesù, e la “Comunità-Sposa del Signore”, rappresentata da Maria. Come intuì l’esegeta francese J. P. Charlier: “Nei loro gesti e nel loro dialogo, la Vergine e il Cristo, superando largamente il piano umano e materiale dei festeggiamenti locali, soppiantavano i giovani sposi di Cana per diventare lo Sposo e la Sposa spirituali del banchetto messianico”. L’intera Rivelazione biblica si conclude al capitolo 22 dell’Apocalisse con l’immagine dello Spirito e della Sposa che dicono “Vieni!” al Messia-Sposo che avanza vittorioso sulle potenze ostili al piano di Dio. Col segno profetico dello sposalizio spirituale a Cana di Galilea, tra l’associazione e Gesù, Maria ha voluto richiamare l’importanza di questi aspetti altamente simbolici per il cammino di tutta la Chiesa.
  3. Le iniziative missionarie all'estero finalizzate a diffondere nei cinque continenti la “buona notizia” delle apparizioni e rivelazioni di Maria Sposa della Famiglia. Tra queste iniziative ricordiamo i viaggi in Libano ed Israele, i quattro viaggi missionari in Scozia (di cui uno era persino un viaggio di nozze!) costellati di incontri con laici, monaci, pastori e reverende delle varie Chiese scozzesi, i viaggi in Germania, nel cuore della riforma luterana, e le iniziative missionarie in Polonia, Slovenia e Croazia.

Chiesa Anglicana di Saint Andrew a Inverness (Scozia) - Momento di preghiera con la reverenda Sara

In tutti questi viaggi è emersa l’importanza che la Santa Vergine attribuisce all'impegno per l’unità della Chiesa a fronte dello scandalo della divisione tra i cristiani.
Molto significative sono state anche le esperienze delle “famiglie missionarie” in Portogallo (in cui è stato contattato anche il rettore del santuario di Fatima) e in Spagna; come pure l’incontro di Giulio e Davide con l’arcivescovo di Atene mons. Sevastianos Rossolatos.
In questi viaggi missionari cerchiamo di incontrare i rappresentanti delle varie Chiese locali per informarli su quanto sta accadendo nella diocesi ambrosiana e in Medio Oriente, dal luglio 2005 ad oggi.
Quindi preghiamo insieme l’Atto di Consacrazione dei figli di Abramo e delle terre e nazioni mediorientali, celebrato a Gerusalemme, nella basilica del Getsemani, domenica 3 aprile 2016. Queste preghiere costituiscono tanti “semi spirituali” di unità e di pace sparsi per il mondo in attesa che la Consacrazione, che il Santo Padre farà a Gerusalemme, li attivi in un unico evento spirituale di portata mondiale. Secondo la suggestiva immagine usata da Maria, questi semi dovrebbero innescare una specie di “esplosione mondiale di Spirito Santo”. Di fatto, diffondere tali semi spirituali nelle diverse nazioni, è un modo per rispondere al compito che Dio ci ha affidato in questo tempo.
Non tutti approvano, chiedendo il perché di questo dispendio di energie, tempo e soldi. La risposta è molto semplice: queste rivelazioni di Maria Sposa della Famiglia non sono un affare privato dell’Associazione Sposa di Sion, ma appartengono di diritto alla Chiesa universale che attraverso di esse può attingere nuova luce e forza spirituale per affrontare le grandi prove e sfide di quest’epoca.


MESSAGGI SUCCESSIVI AL 24 GENNAIO 2010

Le rivelazioni di Maria Sposa della Famiglia, per quanto di essenziale dovevano trasmettere alla Chiesa e all'umanità, hanno trovato il loro compimento nell'apparizione del 24 gennaio 2010 nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Tuttavia, anche dopo questo avvenimento, la Santa Vergine ha continuato a manifestarsi, sia nell'ambito delle esperienze personali di Giulio, che in particolari momenti a carattere comunitario. Tra questi vanno annoverati i viaggi missionari e le veglie di preghiera promosse dall'Associazione Sposa di Sion in diverse nazioni e comunità parrocchiali.
Rispetto alle apparizioni precedenti il gennaio 2010, Giulio ha constatato una minor “intensità spirituale” dell’evento. Non nel senso di una minore chiarezza dell’apparizione o dei contenuti, ma, se così si può dire, nel senso di una “attenuata intensità gloriosa dell’evento”.
Di conseguenza anche l’impatto fisico, spirituale ed emotivo su di lui è attualmente meno forte che nelle precedenti esperienze.

Processione delle Palme a Gerusalemme