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Dialogo col Crocefisso

Saronno - Primavera 2005

Giulio: Signore, io ti amo.

Gesù: Se mi amassi, mi faresti scendere dalla croce!

Giulio: Cosa significa? Devo forse andare e staccarti da tutte le croci? Tu sei risuscitato e siedi alla destra di Dio!

Gesù: Si, sono un Re glorioso e siedo alla destra del Padre, ma sulla terra sono ancora crocifisso. Se veramente mi ami, fammi scendere dalla croce. Se veramente mi ami, togli dalla mia testa questa corona di spine che mi tormenta; non vedi che è talmente stretta che mi tormenta atrocemente? Se veramente mi ami, togli dalle mie povere mani questi chiodi arrugginiti che hanno spremuto il mio corpo sino all'ultima goccia di sangue. Se veramente mi ami, rimuovi dai miei piedi questi chiodi che hanno perforato e asciugato ogni traccia di vita dalla mia carne; non vedi che dal mio costato oltre al sangue non esce più nemmeno l’acqua? Tutto ho donato, sono secco come questo legno dietro di me, sono divenuto un albero unico, ora mi posso definire l’albero della croce. E tu mi ripeti che mi ami?

Giulio: Signore, non capisco; so che vuoi farmi capire, ma non capisco.

Gesù: Da secoli gli uomini fanno finta di non capire! Mi guardano sulla croce, mi portano sul loro petto, mi onorano di insegne, mi attaccano sui loro sontuosi edifici, ma io sono ancora qui sulla croce. Non vedi come sono ridotto? Aiutami! Togli dalla mia testa questa corona di spine, libera le mie mani e i miei piedi da questi chiodi infissi con forza e rabbia, pulisci il mio corpo: non senti come puzza di sangue, di sudore e del disprezzo di tanti uomini passati nel corso della storia?
Mai nessuno mi ha tolto questo carico di sofferenza.
Se veramente mi ami, strappami queste catene, liberami dal disprezzo degli uomini. Io desidero solo una cosa: essere uguale a te!

Giulio: Signore, ma sono io che devo imitarti! Perché rendi così difficile questa riflessione sulla tua morte?

Gesù: Io voglio essere pari a te. Se veramente mi ami, lava il mio corpo, asciugalo e profumalo come fai col tuo; riscalda le mie mani e i miei piedi, sono freddi, la vita si è fermata; rivesti il mio corpo con vesti linde e morbide, dammi la mano e dimostra al mondo che io e te siamo simili.

Giulio: Ma tu sei il mio Signore! So che mi vuoi dare un insegnamento, ma io sono un peccatore; allontanati da me che non sono degno!

Gesù: Io posso renderti degno, se mi rendi simile a te.

Giulio: Ma come posso farlo? Tu sei nei cieli, io sulla terra!

Gesù: Ancora non capisci. Tu mi incontri spesso, mi vedi sulla croce e passi oltre. Ti vergogni di me, non vuoi sporcarti le mani, non vuoi essere paragonato agli ultimi di questo mondo. Perché ti vergogni di me? Certo, in questa situazione sono brutto, ma tu puoi rendermi bello come te.

Giulio: Ma quando ti incontro? Non ricordo...

Gesù: Mi incontri ogni giorno: io sono crocifisso nei bambini che muoiono di fame. Sono schiaffeggiato quando la dignità degli uomini viene calpestata. Sono frustato ogni volta che vengo emarginato perché sporco e nudo. Sono secco come il legno della mia croce ogni volta che tanti esseri umani muoiono di fame. Muoio sulla croce ogni volta che si uccide, che si fanno guerre, che si opprimono popoli.
La mia innocenza è distrutta ogni volta che si uccide una vita umana prima che nasca. Se veramente mi ami, fai qualcosa affinché questo Calvario finisca, io possa finalmente scendere dalla croce e pormi al centro del mondo, in un grande cerchio composto da uomini di ogni nazione, uniti sotto un unico simbolo: una croce ormai vuota.

 


 

Questo dialogo non è una finzione letteraria, una meditazione in forma di dialogo, ma un dialogo realmente avvenuto tra Giulio e Gesù in prossimità della Settimana Santa 2005. Contiene un profondo insegnamento sul “culto gradito a Dio”, quello che si attua nella prossimità e nel servizio dei miseri e dei sofferenti, perché è in essi che il Signore si identifica. È in mezzo ad essi che, di generazione in generazione, lo si può incontrare: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). La “passione del Messia” continua fino alla fine dei tempi nell'umanità sofferente, nei crocifissi della storia, in attesa che si manifesti in essi anche la gloria della risurrezione.