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Gli angeli esultano e l'inferno geme

Messaggio per i consacrati dell’Associazione Sposa di Sion - Valle Guidino, 22 gennaio 2017

Miei cari figli,
grazie di aver accettato la sfida del mondo: nei cieli gli angeli esultano di gioia e nell’Inferno i demoni scendono nel più profondo dell’abisso!
Mio Figlio Gesù sorride e tutto il Paradiso risplende della luce emanata dall’amore del Padre. Tutti esultano quando un cuore si converte alla luce del Vangelo. Io sarò davanti a voi e vi illuminerò con la luce di mio Figlio, e illuminerò la strada da seguire in questa vostra chiamata.
Vi porto la benedizione di mio Figlio.

 


 

Questo breve messaggio è stato consegnato il 2 febbraio 2017 – Giornata Mondiale della Vita Consacrata - a tutti i consacrati dell’associazione, in occasione del rinnovo annuale dei Voti.
Il testo spiega come le scelte di vita consacrata nella Chiesa non passino inosservate nel mondo soprannaturale: gli angeli esultano, i demoni sprofondano nell’Inferno, Gesù sorride, tutto il Paradiso risplende e Maria illumina la strada! Il commento a questo tema lo lasciamo a papa Francesco, riprendendo alcuni passaggi della Lettera apostolica divulgata in occasione dell’Anno della Vita Consacrata.
Il Papa ha sottolineato due temi particolarmente significativi per i consacrati dell’associazione: la “gioia nel cammino di consacrazione” e “lo stretto legame tra Vita consacrata e profezia”.

«Che cosa mi attendo in particolare da questo Anno di grazia della vita consacrata?

  1. Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: “Dove ci sono i religiosi c’è gioia”. Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita. Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela triste è una triste sequela”.
  2. Mi attendo che “svegliate il mondo”, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. Come ho detto ai Superiori Generali “la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico”. È questa la priorità che adesso è richiesta: “essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra… Mai un religioso deve rinunciare alla profezia” (29 novembre 2013). Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora (Is 21,11-12).
    Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte.

Mi attendo dunque non che teniate vive delle “utopie”, ma che sappiate creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco.
Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la “città sul monte” che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù.
A volte, come accadde a Elia e a Giona, può venire la tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profeta, perché troppo esigente, perché si è stanchi, delusi dai risultati. Ma il profeta sa di non essere mai solo. Anche a noi, come a Geremia, Dio assicura: “Non aver paura … perché io sono con te per proteggerti” (Ger 1,8)».