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Settimana di preghiera per la pace in Medio Oriente

10-17 LUGLIO 2016


DESCRIZIONE DELL'IMMAGINE

In questo dipinto la figura di Maria è rappresentata in maniera imponente sullo sfondo di una grande Bibbia aperta. È un modo per affermare l‘importanza del ruolo che Dio le ha affidato all'interno del piano universale di salvezza. È raffigurata in veste di Sposa della Famiglia, perché è lei che rappresenta la “Comunità-Sposa” dell’Altissimo, cioè la Chiesa di Cristo, la “famiglia abramica” e l’intera “famiglia umana”, composta da tutti i popoli e nazioni della terra. Sotto i piedi della Sposa un grosso serpente velenoso raffigura il “Serpente antico”, il diavolo, la causa prima di tutti i mali e sofferenze dell’umanità (Gen 3,1ss; Ap 20,1ss).

In basso a sinistra: l’immagine di Abramo nell'atto di immolare il figlio Isacco. Un attimo prima del sacrificio, intravede nell'immagine del Messia-crocifisso l’unico e vero sacrificio in grado di liberare i figli d’Israele e l’intera umanità dalla tirannia del diavolo, del peccato e della morte.

In alto a destra: dalle ferite del Messia-crocifisso scaturiscono tre rigagnoli di sangue, simbolo dei tre popoli primogeniti di Abramo. Questi tre rigagnoli si riuniscono, fino a diventare un imponente fiume di sangue che raggiunge ogni parte della terra. Nel linguaggio biblico il sangue è la vita (Gen 9,4-5; Gv 6,53-55), per cui il Messia-crocifisso è visto come la “fonte divina” da cui scaturisce il “fiume della vita” che, attraverso i tre popoli primogeniti, deve raggiungere l’intera umanità.
Il cielo stellato e la sabbia del mare rappresentano la moltitudine della discendenza promessa ad Abramo (Gen 22,15-18).

In alto a sinistra: l’immagine della Gerusalemme celeste, la Città Santa che rappresenta il compimento finale del disegno di salvezza di Dio. Con la sua discesa dal cielo si conclude la divina Rivelazione.
In essa non ci saranno più né lacrime, né malattie, né morte, perché vi regneranno solo la pace e l’amore (Ap 21,1-4).

In basso a destra: l’immagine della Chiesa, primizia del regno di Cristo. Raccoglie quanti hanno riconosciuto in Gesù il Messia-Figlio di Dio e ne custodiscono la testimonianza nei secoli (Ap 12,17).


LA LETTERA DEL PATRIARCATO LATINO DI GERUSALEMME


RIFLESSIONE: LA PREGHIERA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE
di mons. William Shomali - Vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina

Gerusalemme, 15 Giugno 2016

La violenza è fine a se stessa. Molte volte gli statisti si sentono impotenti al riguardo. Ci sono molti popoli e troppi gli interlocutori e i soggetti coinvolti. È difficile raggiungere una soluzione in questa situazione di ostilità. Ci sono interessi contraddittori come nel caso della Siria, Iraq, Yemen, Libia etc. Percepiamo di aver raggiunto un punto in cui l’unico che può aiutare è solo il Signore. Così chiediamo al nostro Signore come lui ci ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa.” (Matteo 7, 7-8).
Possiamo citare quante volte nel corso della storia l’impossibile si è fatto possibile, ed ecco due esempi: il muro di Berlino che stette quasi invulnerabile per quarantadue anni. Tutti pensammo che sarebbe stato eterno! Tutto d’un colpo il muro si frantumò e crollò come le mura di Gerico. La forza delle preghiere l’hanno abbattuto. Un altro esempio di preghiere accolte fu la visita di Gerusalemme di Anwar al-Sādāt. Assolutamente inaspettato tanto da essere considerato un sogno assurdo. Ma avvenne e nel suo discorso chiese la pace e più tardi venne firmato un trattato di pace. Il nostro Signore ci sorprende sempre e ciò accade se ci apriamo e ci prepariamo ad accogliere la risposta alle nostre preghiere. La preghiera non cambia il Signore, siamo noi stessi ad essere trasformati per essere pronti e disposti a ricevere i doni che ci vuole accordare. Le risposte alle nostre preghiere non sono immediate, eppure dobbiamo credere che porteranno frutti. Come un albero che piantiamo oggi porterà frutti tra qualche anno.
Proprio come l’ulivo piantumato da papa Francesco assieme al presidente Perez e il presidente Abbas due anni fa. Il gesto di piantare insieme è simbolo degli sforzi verso la pace, fu per la pace. Alziamo incessantemente le nostre preghiere al cielo digiunando e con la certezza di ricevere la risposta alle nostre suppliche per la pace. Aspettiamo dunque le risposte alle nostre preghiere dal nostro Signore e dalla nostra Signora Benedetta, che in tutte le sue apparizioni ha chiesto di pregare per la pace.


LA LETTERA DI GIORGIO LA PIRA SUL SIGNIFICATO SPIRITUALE DI EBRON E IL RUOLO DEL PATRIARCA ABRAMO
9 giugno 1974

Ebron: Tombe dei Patriarchi

Reverenda Madre,
nei prossimi giorni sarò a Gerusalemme, ed andrò a Ebron (dove fui - in pellegrinaggio di pace - nel 1968) in pellegrinaggio presso la tomba del patriarca Abramo e degli altri patriarchi: il punto di irradiazione della pace del mondo è, in certo senso, proprio lì. […] Il Signore stesso […] e la Madonna stessa […] lo hanno profeticamente visto e costituito quale “punto unitivo” di tutte le nazioni e di tutta la storia.
Orbene: la storia presente dei popoli si trova proprio ai nostri giorni nella “inevitabile necessità” di trovare nella unità della famiglia abramitica il suo approdo storico: la unità, la pace, la giustizia, la grazia del mondo intero, dipendono, infatti, in certo senso, da questo approdo. È necessario, cioè, che la triplice famiglia “dei popoli di Abramo” (ebrei, cristiani, musulmani) trovi attorno alla tomba ed all'altare del comune Patriarca la sua unità, la sua pace, la sua grazia, la sua giustizia ed il suo comune punto di avanzata storica verso il futuro […] per la unificazione e la pacificazione della famiglia dei popoli di Abramo e, in conseguenza, dei popoli di tutta la terra.
All’unità, alla pace e alla giustizia fra i popoli non c'è - in questa età finale, cosmica, atomica - nessuna alternativa! [...] Il pellegrinaggio a Ebron si inserisce appunto in questa inevitabile e crescente speranza di Abramo: esso, del resto, è la continuazione ideale del pellegrinaggio simile fatto ad Ebron nel 1968 (subito dopo la guerra dei sei giorni) in condizioni allora quasi disperate.
Oggi il cielo si è quasi miracolosamente schiarito ed una stella di prima grandezza, quasi nuova stella di Betlemme, è apparsa nel cielo della Chiesa e del mondo. Poesia? Utopia? Anche: ma sono i fatti stessi (tanto impreveduti e quasi miracolosi) che la indicano!
Si tratta, cioè, di profezia (Is 2,4ss; Luca 4,14ss; Corano III,9; III,64) destinata a diventare storia: una storia che avanza verso le inevitabili frontiere di quel regno di Cristo – il regno del Padre celeste! - che vuole attraverso la mediazione del patriarca Abramo, attuare nel mondo l'unità, la giustizia, il disarmo e, con essi, la grazia, la gioia e la pace! La dolcissima Regina del mondo, Madre della Chiesa, Madre di tutti i popoli e Madre nostra, vuole essa - in modo “prepotente” - questa pace, questa grazia e questa gioia dei suoi figli di tutti i continenti. Il Signore e la Madonna - Madre Rev.ma - ci diano la grazia di essere a loro così uniti da essere partecipi e protagonisti noi pure (in certo senso e in qualche modo) di questo divino (quasi utopico) disegno di amore e di gioia!
Fraternamente nel Signore.

Giorgio La Pira