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Là dove il Cielo tocca la Terra

Messaggio per la comunità islamica - 12 settembre 2006

Maria, Madre di Gesù,
di quel Gesù che ripose piena fede nella Promessa che Dio fece ad Abramo di benedire tutte le famiglie del genere umano e rispose predicando ed incoraggiando alla conversione del cuore.
Là dove Abramo ha mostrato grande fede nel Dio dei padri, ora c'è tanto odio e rancore attorno a quel Dio che è amore.
Ora vi esorto a ridare fede, come Abramo, all'unico Dio d'amore che ama ogni essere umano che viene al mondo, perché ogni vita è un'espressione di questo amore.
Egli, nel suo grande amore, non permise che Isacco venisse sacrificato, perché non vuole nessun sacrificio umano!
È un Dio che ha voluto avvicinare il suo cielo alla terra e per questo ha mandato Gesù a predicare un messaggio di speranza e di amore.
Ora vi esorto: trasformate il vostro cuore in maniera da essere sempre più simili al Creatore che, in tutte le espressioni del creato, fa emergere il grande sentimento dell'amore fraterno.
Incoraggiate e predicate la pace e l'amore; lottate non per l'odio ma per far sì che là, dove Dio tocca la terra, si possa respirare quell'aria che sa di Dio, di quel Dio d'amore.

 


 

Questo messaggio fu trasmesso a Giulio nel corso di un'apparizione di Maria avvenuta nel suo studio erboristico di Saronno. Faceva seguito ai contatti intercorsi tra i responsabili dell’Associazione Sposa di Sion e l’allora presidente dell'Associazione Culturale Islamica di Rho.
In esso si parla della Promessa di Dio fatta ad Abramo, della fede del Patriarca e di quella di Gesù, presentato come “Vincolo personale d'unione tra cielo e terra”. Si parla anche del clima di odio di cui è satura l'aria del Medio Oriente, con l'affermazione solenne e categorica che Dio “non vuole nessun sacrificio umano". Infine si esorta a lottare per la causa della pace e dell'amore.
Per cogliere la risonanza di un simile messaggio nel cuore di un fedele musulmano, occorre tenere presente che la figura di Maria gode di grande onore nel mondo islamico.
Maria è la donna più elogiata nel Corano, l’unica menzionata per nome (oltre 30 volte), definita “la purissima” e “Siddiqah” (verace, credente, santa). Per due volte il Corano dice che Dio l’ha “eletta” e “preferita a tutte le donne della terra” (3,42). A lei è dedicata un’intera sura, la 19. Fu consacrata a Dio fin dal seno materno e dalla sua nascita è posta sotto la protezione speciale di Dio “contro Satana, il reietto”.
Sempre secondo il Corano, Maria è cresciuta nel tempio (19,16-17) e ha concepito Gesù per opera dello Spirito di Dio (4,171;19,20).
Un “detto sacro” attribuito a Maometto e ritenuto “sicurissimo”, afferma che ogni bambino che nasce viene “toccato” da Satana, ad eccezione di Maria e di Gesù. Questo detto è molto vicino al dogma cristiano della Immacolata Concezione.
Nel Corano Gesù è chiamato “il Cristo Gesù, figlio di Maria”. Gli esperti di cultura araba spiegano che nessuno è mai stato chiamato in arabo “figlio di ...” (una donna), perché solo il nome del padre è considerato nella discendenza; l’unica eccezione è quella di “Gesù, figlio di Maria”.
In questo modo si afferma decisamente la sua origine soprannaturale: “Maria conservò la sua verginità; insufflammo in lei il Nostro Spirito. Attestò la veridicità delle parole del Suo Signore e delle Sue Scritture, e fu una delle devote” (66,12).
Quando i devoti islamici nominano Maria, aggiungono la frase “su di essa sia pace”, espressione a lei riservata in segno di rispetto e di devozione. Migliaia di musulmani si recano ogni anno in pellegrinaggio presso i vari santuari mariani. In Egitto ne esistono almeno una decina dedicati al viaggio della Sacra Famiglia al tempo della fuga in Egitto.
Padre Samir Khalil Samir, gesuita cattolico di origine egiziana, tra i massimi esperti di islam e mondo arabo, afferma che ogni anno, nel mese di agosto, in occasione della festa dell’Assunzione (Dormizione) di Maria, almeno un milione di pellegrini si recano in questi santuari mariani e che in queste occasioni vengono amministrati anche molti battesimi di fedeli musulmani. Menziona il caso del santuario di Harissa, in Libano, dove c’è un continuo pellegrinaggio di donne musulmane provenienti dall’Iran, al punto che il rettore del santuario ha predisposto una cappella apposta per loro, con icone, cartelli e preghiere alla Vergine, in lingua persiana.
Anche il santuario di Fatima, in Portogallo, è da anni meta di pellegrini provenienti dall’islam sciita, che interpretano il nome della località, Fatima, in relazione a quello della figlia di Maometto, la sposa di Alì, il fondatore della tradizione musulmana sciita.
Cosa cercano queste migliaia di pellegrini nei santuari mariani? Sempre secondo padre Samir, essi cercano innanzitutto un rinnovamento interiore della loro fede, poi c’è una richiesta molto forte di guarigione spirituale e, infine, anche una domanda di guarigione fisica.
Tutto ciò non trova spazio nell’ortodossia islamica che, a parte il pellegrinaggio a La Mecca, qualifica ogni altra forma di pellegrinaggio come pratica idolatrica, come forma di religiosità popolare ingenua e distorta. Di fatto, nonostante questo disprezzo (che spesso causa la distruzione dei luoghi di pellegrinaggio popolare da parte degli integralisti), il flusso di pellegrini musulmani continua verso mete come San Giorgio in Egitto, San Charbel in Libano, la casa di Maria a Èfeso, Zeitun presso il Cairo, a Damasco dove dal 1982 continuano ancora oggi le apparizioni di Maria nel quartiere Soufanieh, al santuario di Fatima, eccetera. Nel dicembre 2009, folle di fedeli, cristiani copti e anche musulmani, si sono recati nel quartiere di El Waaraq, nella zona Giza del Cairo, dove - secondo il resoconto dell’Egyptian Gazette – molti affermano di aver visto la Santa Vergine sul tetto della chiesa di San Michele, con le braccia aperte verso di loro, mentre tutto intorno si spandeva odore di incenso e volava uno stormo di colombe.
Secondo padre Samir, tutti questi pellegrinaggi da parte di fedeli islamici avvengono perché nell’essere umano c’è un bisogno profondo di spiritualità, di mistica e di bellezza, che non è soddisfatto nell’islam ufficiale, dove tutto è predefinito e schematizzato.
Questo bisogno di spontaneità e di spiritualità, dai musulmani, può essere più facilmente individuato nel mondo cristiano che in quello islamico. Peccato che noi cristiani non ci rendiamo conto di questa grande opportunità e continuiamo a vedere il mondo musulmano solo come una realtà ostile. Tutto ciò non sfugge allo sguardo di Dio che, in quest’epoca, ha inviato Maria come “ponte” tra musulmani e cristiani, per promuovere una religiosità libera dai vecchi schemi e pregiudizi del passato; una spiritualità liberante e risanante, più rispondente alle necessità profonde dell’uomo. Se in quest’epoca Maria costituisce un “ponte” tra musulmani e cristiani, in questo messaggio lei presenta Gesù come “ponte” tra cielo e terra. Anzi, di più: come colui che, nella sua persona, unisce cielo e terra. In lui, il Dio Unico, Onnipotente e Misericordioso, veramente “tocca la terra”, perché ebrei, cristiani e musulmani, insieme, in una fraternità ritrovata, possano “respirare quell'aria che sa di Dio, di quel Dio d’amore”.

Arabia Saudita: pellegrinaggio di fedeli musulmani a La Mecca