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Aprile

Lettera di aprile             Saronno,  27.04.2014

 

Cari amici,

questo mese vorremmo trasmettervi qualcosa dell’esperienza che dodici membri  dell’Associazione hanno vissuto in Libano dal 4 al 7 aprile scorsi.

Giunti all’aeroporto di Beirut raggiungiamo l’hotel ad Annaya, a circa 60 km.

Sabato mattina il gruppo si divide: quattro partono per Beshawat, un paese nella valle della Bekaa, una zona non molto sicura e sconsigliata ai turisti, dove si trova una chiesa dedicata alla Madonna, divenuta famosa da una quindicina d’anni a questa parte, in quanto la Santa Vergine Maria vi elargisce molte grazie di guarigione ed altro, in particolare ai tanti fedeli musulmani che vi si recano in pellegrinaggio dal Libano, Siria, Giordania, ecc. Eravamo accompagnati da un taxista libanese con il quale, durante le circa tre ore di viaggio, si intreccia un dialogo molto profondo e ricco di sorprese e grazie spirituali per lui e la sua famiglia. Giunti a destinazione presso il Santuario della Madonna di Beshwat, dopo un buon tempo di preghiera personale, abbiamo celebrato l’Eucarestia durante la quale, alle parole del Padre nostro, abbiamo sentito due voci femminili italiane che si univano alla preghiera. E qui accadeva un’altra delle grazie preannunciate dalla Vergine per quella giornata: le due donne di origine italiana erano madre e figlia; la mamma era venuta a trovare la  figlia, che da circa nove mesi risiedeva in quel paesino seguita da un sacerdote esorcista del luogo, in quanto da anni era disturbata dal demonio a causa di un maleficio che le era stato fatto in Canada. In quel momento Giulio vide delle catene spezzarsi intorno a questa ragazza a segno della avvenuta liberazione spirituale.

Nel frattempo gli altri otto avevano iniziato un pellegrinaggio nei santuari dei principali Santi libanesi:

-San Charbel: (1828-1898) monaco della tradizione maronita, molto venerato dai libanesi. Famoso è l’olio del Santo (dopo la morte il corpo iniziò a trasudare olio) usato per gli ammalati. Qui dopo una sosta in preghiera  incontriamo dei giovani libanesi che prestano servizio al negozietto di articoli religiosi e una di loro ci fa ascoltare una dolcissima canzone a Maria in lingua araba intitolata “Ha Abibi”, li invitiamo ad unirsi a noi nella preghiera della sera.

-Santa Rafqa: monaca (1832-1914), molto cara ai fedeli libanesi; è un grande modello di vita spirituale nell’assiduità della vita di preghiera, di lavoro, di sacrificio e di grandissime sofferenze fisiche vissute con pazienza e amore in comunione con la Passione di Cristo.

-San Al-Hardini: (1808-1858) anch’egli monaco maronita, maestro di San Charbel, fu modello efficace di fermo radicamento nella vita monastica; animato da un forte spirito contemplativo, dedicava moltissimo tempo alla preghiera personale e all’adorazione del Santissimo Sacramento, unitamente agli impegni della vita pratica e caritativa, istituì la “Scuola sotto la quercia” per istruire gratuitamente la gioventù.    

Domenica mattina si riparte verso sud, attraversando la zona musulmana. Qui sono più evidenti i segni delle violenze e della guerra: questa è la zona della auto bomba, posti di blocco e cavalli di frisia ai bordi delle strade nei siti “sensibili” (uffici pubblici, chiese, moschee, ecc.) raccontano come in quei posti sia impossibile parcheggiare  e come il pericolo auto bomba sia concreto. Ma la meta è una cittadina tra i monti a sud di Beirut, zona drusa. I Drusi sono una setta dei musulmani, molto autonoma. Ce l’hanno in modo particolare con i cristiani e in varie occasioni ne hanno martirizzato molti. Siamo diretti al Santuario mariano di Deir El Qamar nello Chouf eretto a ricordo del massacro di 30.000 cristiani avvenuto nel 1800. Concelebriamo la messa con rito misto, anche per coinvolgere l’autista del pulmino che è con noi alla celebrazione.

Nel pomeriggio andiamo a Damour, a sud di Beirut dove ha sede l’Associazione “Oui pour la vie” che da oltre 10 anni si prende cura dei più poveri, attualmente soprattutto profughi dalla Siria, con i suoi giovani volontari. I ragazzi di “Oui per la vie” sono una bellissima testimonianza di cristianesimo vissuto. Alcuni di loro danno tutti i mesi anche un terzo dello stipendio per i loro fratelli più sfortunati.

Lasciamo loro il contributo raccolto a Mazzo il 2 marzo scorso con la vendita delle torte e le altre donazioni personali, solo una goccia nel mare delle necessità di questi profughi abbandonati, e ripartiamo verso Beirut per il Santuario Mariano di Notre Dame du Liban, ad Harissa. Una chiesa modernissima, a lato di una enorme statua luminosa di Maria, posta sopra una torre che domina la vallata. Qui la preghiera personale e l’incontro con l’amico tassista, ancora visibilmente commosso, sua moglie e il loro secondo figlio, venuti per capire meglio e ringraziare la Santa Vergine per le grazie ricevute.

Nei vari luoghi santi di questo viaggio in terra libanese, la presenza della Vergine  è stata forte, ed è nel corso di alcune di queste tappe che Lei si è manifestata a Giulio per comunicare il messaggio per le comunità cristiane e per la nazione libanese che di seguito alleghiamo.

Questi tre giorni sono stati un concentrato di emozioni e di avvenimenti, in cui dodici persone completamente diverse per provenienza ed esperienze di vita, come un’unica famiglia, hanno vissuto una profonda unione spirituale in Cristo.

 

Sono numerosi i “semi spirituali” che in questo viaggio Maria ha fatto cadere in  terra libanese:

- nel messaggio di Maria Sposa della Famiglia per la Nazione;

- nella famiglia dell’amico tassista che, per prima, ha costatato l’aiuto della Sposa della Famiglia, in forma di riconciliazione, guarigione fisica, consiglio, incoraggiamento, esortazione;

- nel cuore di un sacerdote, come impulso capace di ravvivare il suo ministero;

- nelle due donne italiane che hanno sperimentato la forza della liberazione dalla morsa del Maligno per mezzo di Cristo;

- nei giovani dell’Associazione “Oui pour la vie” con cui abbiamo condiviso l’esperienza della Sposa della Famiglia e che ci hanno raccontato la loro con i profughi. Alcuni di loro sono consacrati totalmente a Maria e lì il loro “Si” è per la vita … per tutta la vita;

- in quell’anziano frate, del Santuario mariano di Deir El Qamar, che “da novant’anni” aspettava una risposta alla sua domanda rivolta a Dio sul perché di tanto odio e scorrere di sangue tra ebrei, cristiani e musulmani in queste terre!  Con la risposta di Dio, attesa tutta una vita, trasmessagli da Giulio che Dio sta per adempiere la promessa fatta ad Abramo di benedire, nel suo nome, tutte le famiglie della terra, a partire dalle comunità dei popoli figli primogeniti di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani.

Tutti questi “semi spirituali” porteranno frutto a loro tempo, come detto dall’evangelista Marco: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.”

 

Un saluto a voi tutti

Giulio, don Rodolfo, Angelo, Luciana, Dario, Ivana,

Giusy, Alessandra, Daniela, Claudio, Francesco e Davide

 

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MESSAGGIO DI MARIA “SPOSA DELLA FAMIGLIA”

PER LA NAZIONE LIBANESE

Aprile 2014

 

Cari figli devoti in Cristo,

colui che presto verrà e porterà la pace sull’intero universo: Egli vi benedice col suo  sangue prezioso.

Io sono la Sposa della Famiglia, colei che in questa Nazione, voi venerate come “Vergine del Carmelo” ma, ora, io voglio essere venerata come “Sposa del Libano” e vi chiedo: consacratemi le terre e i popoli discendenti da Abramo. Trasmettete questa mia richiesta ai responsabili delle varie comunità cristiane.

Ancora un poco e la vostra terra ritroverà il suo antico splendore sotto colui che ama l’intera sua creazione.

I frutti da Lui posti nel mio grembo devono maturare. Io e voi pregheremo affinché ciò avvenga, e lotteremo, non con armi create dal Demonio, ma con l’arma che usa Dio: l’Amore.

Ancora un poco di tormento e la vostra terra, benedetta da Dio, vedrà la grande benedizione che, tramite mio Figlio, riceverà, non solo la vostra terra ma l’intero universo.

La pace di mio Figlio scenda su di voi.